DIALOGHI D’ARTE AL MUSEO BERTOZZI & CASONI   

GALILEO CHINI

Mostra e catalogo a cura di Franco Bertoni

Sede di mostra

Museo Bertozzi & Casoni – Cavallerizza Ducale

Via Racchetta 2 – 41049 Sassuolo (Mo)

www.museobertozziecasoni.com

Periodo di mostra

15 giugno – 14 ottobre 2018

Inaugurazione su invito

Giovedì 14 giugno 2018 ore 18.30

Orari di mostra

Venerdì, sabato e domenica ore 15.00 – 19.30

Contatti Stampa

System: fcuoghi@system-group.it

Bertozzi & Casoni: info@bertozziecasoni.it

Un significativo nucleo di opere in ceramica di Galileo Chini – provenienti in gran parte dalla collezione Vieri Chini di Borgo San Lorenzo – inaugura la serie delle mostre temporanee al Museo Bertozzi & Casoni.

Si tratta – in questo caso come nei successivi – non tanto di una mostra monografica quanto piuttosto del tentativo di evidenziare, nella modernità e nella contemporaneità, quei protagonisti e quei momenti che, per via diretta o indiretta, possono suggerire o trovare relazioni con i risultati espressivi e le finalità artistiche di Bertozzi & Casoni.

Le opere di Chini, esposte a diretto confronto con le opere presenti al Museo, suggeriscono, così facendo, affinità evidenti o sotterranee con opere realizzate un secolo dopo, dimostrando ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, che in arte nulla si crea e nulla si distrugge e che il concetto di tradizione artistica, cui Bertozzi & Casoni sono particolarmente legati, ha resistito, innovandosi, ai tanti tentativi di messa in crisi novecenteschi e attuali.

Ad assisterci in questo tentativo di superare il gap tra quanto certa storiografia definisce come emergente nell’arte moderna e contemporanea ed espressioni, invece, saldamente ancorate alla grande tradizione dell’arte è un aureo pensiero di Thomas Mann contenuto nel “Doktor Faustus”: “Come infatti non si può capire il mondo nuovo e recente senza conoscere la tradizione, così l’amore del vecchio rimane falso e sterile quando si evita il nuovo che ne è derivato per necessità storica”.

Quindi “dialoghi d’arte”, perché, come hanno affermato gli artisti stessi: “Non si può essere ribelli in eterno, o si accetta un dialogo o si muore”.

Il “dialogo” con Galileo Chini (Firenze 1873-1956) ha indubbiamente momenti di singolare coincidenza e di sensibili affinità.

Corre un secolo esatto dal trionfo di Chini all’Esposizione di Arte Decorativa di Torino del 1898 e da quel 1900 che ha visto la sua affermazione internazionale – e della manifattura L’Arte della Ceramica – all’Esposizione Universale di Parigi agli anni, tra il 1998 e il 2000, in cui Bertozzi & Casoni operano la loro “grande svolta”. E’ questo il momento in cui essi abbandonano la pittura su maiolica e si dedicano a inedite ricerche su materiali in gran parte di derivazione industriale che hanno permesso alle loro opere (rigenerazioni in chiave contemporanea del grande tema della scultura dipinta) di guadagnare un superiore livello di fisica presenza, con una inarrivabile perfezione esecutiva.

Due fini, e due inizi, di secolo li separano ma anche li accomunano.

Come li accomuna l’utilizzo di un materiale povero e spesso negletto come la ceramica. Con la ceramica Chini (che è stato artista a tutto campo come pittore, decoratore, disegnatore e scenografo) ha dato uno dei massimi contributi all’Art Nouveau europea e, parimenti, proprio nelle possibilità e potenzialità mimetiche della ceramica Bertozzi & Casoni hanno trovato il più idoneo mezzo espressivo per rendere credibili i loro ellittici esercizi del pensiero.

Poi, la perfezione esecutiva, indispensabile tessera d’ingresso in un mondo dell’arte che, nonostante le negazioni moderne, resta il frutto di “artigianato, abilità, inventiva, originalità, audacia, idee, intuizioni, bellezza”, come ha recentemente affermato il Premio Nobel Mario Vargas Llosa in un suo scritto che ha preso di mira l’“imbroglio monumentale” e “la cospirazione dell’arte contemporanea”.

Infine, ma non ultima, la loro comune esaltazione della bellezza.

Una bellezza che Chini rinveniva nello sfuggente mondo naturale, esaltato dai mai statici riverberi del lustro, e che Bertozzi & Casoni ci hanno indotto a scoprire anche negli oggetti o nei soggetti più trascurati, rifiutati o negletti.

Lungo l’arco di tutto il XX secolo un antico ideale di grazia, di bellezza e di eleganza è stato avvilito da tante dissacrazioni moderne acceleratesi dalla seconda metà del Novecento agli anni via via a noi più vicini. Anche solo per rispetto nei confronti di più o meno antichi, inattaccabili, Maestri e di durate che sopravanzano i limitati e convulsi tempi del “secolo breve”, occorrerà, prima o poi, ridimensionare pretese sovvertitrici che, negandosi alla storia precedente, hanno messo una seria ipoteca sul proprio futuro.

La mostra intende porre sul tappeto anche questa questione inevasa.

Con chiarezza. Con la stessa chiarezza che ha governato l’opera di Galileo Chini e di Bertozzi e Casoni. Artisti, tutti, che con radicale semplicità hanno linearmente perseguito un compito dato per trascorso e defunto: riposizionare l’arte moderna e contemporanea sulle lunghe prospettive e sulle direttrici di marcia indicate dalla grande tradizione dell’arte.

Due capisaldi, due esperienze artistiche accomunate da una comune ricerca di bellezza, due inizi di secolo.

Due richiami a una concezione dell’arte come alto sentire e come perfetta tecnica.

Con la ceramica: un mezzo espressivo che proprio grazie a Maestri come questi si è posizionata di diritto nel mondo dell’arte tout court.

Con il supporto di System e grazie alla lungimiranza di Franco Stefani, questo importante appuntamento, conferma la nascita e l’affermazione di un nuovo luogo di cultura, di conoscenza e di esplorazione caratterizzato da grande dinamismo, in cui si narra l’arte del fare. Il Museo Bertozzi & Casoni rispecchia un progetto innovativo di condivisione culturale dalle regole inedite, costruito sul dialogo tra arte e scienza, i cui spazi diventano luoghi privilegiati di espressione e di esperienza da parte del visitatore nel suo rapporto con la materia ceramica.